Un’antica fazenda di caffè del XVIII secolo, posta tra fiumi e palme imperiali, vaste pianure e piantagioni, un autentico paradiso terrestre, creato appositamente per la produzione di gin, perché diventasse la prima distilleria di solo gin del Brasile e la più grande distilleria artigianale di gin dell’America Latina, sita nella valle del Paraiba, all’interno dello Stato di Rio de Janeiro. Siamo l’unica distilleria latino-americana ad aver ottenuto il Premio di Miglior Produttore Artigianale del Mondo (World Gin Awards, Londra, 2018).
Sì, è qui che si fa il Gin Amazzoni, orgogliosamente artigianale, locale, indipendente.
Amázzoni non è solo il primo gin creato in Brasile in una distilleria dedicata, ma di questa terra accoglie in sé cinque ingredienti mai prima d’ora utilizzati come principi botanici in un gin.
Bacche di ginepro, certo, e poi pepe rosa, alloro, limone, mandarino e coriandolo con l’aggiunta dei cinque inediti amazzonici.
Ingredienti donati dal cuore della foresta e mai prima di adesso utilizzati nella preparazione di un gin: cacao, castagna brasiliana, maxixe, ninfea e cipò cravo.
Gli ingredienti – 11 in tutto, per una formazione vincente – sono macerati nel loro stato naturale in alcool di cereali e la loro infusione poi riversata – in proporzioni calibrate dalla sapiente ricetta di ‘Capitan Tato’ Giovannoni – nel grande alambicco di rame, il primo mai progettato e fuso in Brasile, cuore pulsante e vanto de La Cachoeira.
Arturo Isola, italiano di nascita, è emigrato in Brasile per amore salpando da Genova come Cristoforo Colombo, Garibaldi e la famiglia del suo hermano Tato Giovannoni.
Architetto e designer per formazione, pittore per passione, viaggiatore curioso e creativo, dedica molto del suo tempo a creare quel che gli piacerebbe avere nei posti dove vive.
A Rio de Janeiro ha ideato (e aperto) il bar di cui avrebbe voluto essere cliente, il gelato che non c’era, le birre di cui sentiva la mancanza; ora è la volta del gin e poi, con la stessa buona compagnia, toccherà ad acqua tonica e Ginger Ale.
Quale primo step del progetto ha piantato nel giardino della fazenda un albero di mandarino perché suo padre gli ha sempre detto che “siamo quello che piantiamo”, e i frutti daranno una buona infusione. Di gin ne ha già bevuto parecchio, nel Vecchio e nel Nuovo Mondo, ma farlo, dice, ha tutto un altro gusto.
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